Alla fine di un’intensa giornata di mare trascorsa alla spiaggia della Marinella abbiamo deciso di fare visita all’Agriturismo Isca delle Donne, una vera e propria isola di felicità.
“Isca” sta ad indicare il nome delle zolle di limo particolarmente fertili che si formavano successivamente alla piena del fiume. Che la terra qui sia fertile lo abbiamo ben visto, siamo rimasti estasiati nell’ammirare le piantagioni in prossimità del patio: melanzane, zucchine, pomodori, alberi di limone, ulivi e castagni secolari.
Le donne citate nel nome invece ci ricordano che ci troviamo in una piccola società matriarcale, chiamata così poiché delle coltivazioni se ne occupavano, appunto, le donne della comunità.
Ancora oggi a dirigere i lavori dell’agriturismo “Isca delle Donne” è la signora Gerarda: la famiglia Merola da anni cura questo appezzamento di terra in prossimità del fiume Lambro e – non c’è che dire – l’atmosfera è proprio quella intima del focolare domestico.
Donne instancabili quelle della famiglia Merola, che trovano anche le energie per organizzare attività per grandi e piccini; rispettivamente transumanza,vendemmia e fattoria didattica in cui si insegna come fare il pane e l’olio.
Sorseggiando un buon bicchiere di vino rosè abbiamo passeggiato all’interno del cortile e ci siamo imbattuti – all’ombra di un albero secolare – in un piccolo shop di prodotti tipici cilentani: melanzane, peperoni, olio, pane, salumi, formaggi, sottaceti, miele, liquori, carciofi sottolio, fagioli e ceci, fichi secchi e molto altro.
Se l’obiettivo era metterci appetito la famiglia Merola ci è riuscita, e una volta a tavola abbiamo trovato ad aspettarci bruschette al patè di olive, un misto di salumi nostrani (capocollo e prosciutto),melanzane, carciofini e pappacelle sottolio, mozzarella e pizze fritte come se piovessero.
Ci è stato servito anche del pane fatto in casa, soffice come piace a noi, con un finale leggermente piccante nella varietà alla paprika, che abbiamo divorato in un batter d’occhio!
Dopo questo piacevole inizio abbiamo deciso di fare sul serio e di dedicarci ai primi piatti: leggere ed estive le tagliatelle ai fiori di zucca,
davvero squisite le cortecce con provola e melanzane, con un sughetto che ci ha obbligato a fare la scarpetta!
Sorseggiando un bicchiere di vino della tipologia Malvasia nera, che insieme al Santa Sofia sono l’orgoglio del vigneto “Isca delle Donne”, siamo giunti ai secondi, dove troviamo i piatti della tradizione cilentana, ovvero tutto quello che mangiavano i nostri nonni, e visti i risultati ne vogliamo subito assaggiare qualcuno: capocollo di maiale con broccoli saltati, parmigiana composta da molteplici strati di melanzane, polpette al sugo (“signorina un’altro cestino di pane,grazie”) e delle patate che non dimenticheremo facilmente, morbide e aromatizzate al rosmarino. Come ultimo piatto della tradizione ci siamo lasciati conquistare dalla trippa, difficile da trovare nei ristoranti cilentani e che abbiamo arricchito con una spolverata di cacio di capra.
Come sapete non rinunciamo mai al dolce, quindi abbiamo lasciato un piccolo posticino per la crostata alle albicocche e la sbriciolata alla ricotta leggermente calda e frutti di bosco che ci hanno mandato definitivamente in estasi.
A fine pasto abbiamo gustato un originale liquore digestivo al basilico limonato che ci ha conquistato con il suo profumo trasportandoci per un istante nell’agrumeto di famiglia dove si raccolgono enormi e succosi limoni.
Ci ripromettiamo di tornare al più presto per godere ancora di questa atmosfera tutta cilentana!
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