Gioi Cilento ha un cuore artistico, una storia millenaria e una tradizione culinaria antichissima.
Ha dato i natali a Leo De Berardinis e ha avuto importanti esponenti nella scultura del legno (E. Salati e V. de Marco) e nella pittura (M. Romano e E. Infante).
Da tutti conosciuto per la sua “soppressata lardellata”, presidio slow food la cui ricetta risale almeno all’XI secolo, Gioi è anche il Paese dei due campanili, quello della chiesa di Sant’Eustacchio e quello di San Nicola, ai quali noi ne aggiungiamo un terzo: quello più piccolo ma non meno importante del Convento di San Francesco, costruito nel 1466 a spese dell’università e con il contributo del popolo.
Oggi questo magnifico borgo propone due importanti kermesse culturali: il premio letterrario annuale dedicato all’indimenticabile poeta gioese Antonio Romano e l’evento “Un libro al mese”.
Adagiato su uno sperone roccioso della catena Serra, è probabile che Gioi debba il suo nome all’esistenza di un tempio pagano dedicato a Zeus. La nostra passeggiata inizia da piazza Andrea Maio, dove scorgiamo il campanile della chiesa barocca di Sant’Eustacchio, la più antica e grande del paese; all’interno si possono ammirare gli affreschi dipinti dal pittore gioiese Mario Romano.
Proseguiamo per via Giacumbi fino ad arrivare a Piazza Castello, che si affaccia su un panorama ricco di castagni, ulivi e querce che spazia fino al Mar Tirreno. Qui sono ben visibili i ruderi della cinta muraria, testimoni della sua antica storia. Il Castello, infatti, fu costruito dagli Enotri per sorvegliare la pianura sottostante e la collina di fronte; nel corso dei secoli, Gioi ha ricoperto un importante ruolo di avamposto difensivo di Velia per poi diventare, nel periodo medievale, una fortezza.
La nostra passeggiata continua prima per via Amendola e poi per via San Giacomo, fino a sbucare in piazza San Nicola, dove si trova l’omonima chiesa barocca e quindi il secondo campanile.
Camminando tra questi stretti vicoli ci fermiamo spesso ad ammirare dei magnifici portali in pietra dei palazzi signorili. Continuiamo fino ad arrivare in via delle Rose: qui, sulla sommità di un’altura, c’è la piccola cappella in pietra della Madonna delle Porte. Nella parete absidale è presente un bellissimo affresco del XII secolo.
Poco più giù, è impossibile non fermarsi ad osservare l’unica porta ancora esistente delle sette che consentivano l’ingresso a Gioi: la Porta dei due Leoni. In pietra calcarea, è costituita da due steli e due sculture che raffigurano due leoni posti alla base.
Il nostro tour a Gioi non finisce qui, ritorniamo in piazza Andrea Maio perché è impensabile visitare Gioi e non fermarsi dal diVino: potete interpretare il gioco di parole come più vi piace, ma vi assicuriamo che è una vineria unica. Circondati da bottiglie di vino, di origine cilentana oppure internazionale, da birre artigianali, prosciutti e caciocavalli, i due simpaticissimi proprietari, Nicola e Paola, non lasceranno mai vuoto il vostro bicchiere: qui potete fare un autentico aperitivo cilentano!
Le sorprese a Gioi non sono finite: a salutarci è l’affascinante statua dell’emigrante, che ci ricorda tutti i cilentani che hanno lasciato la loro terra in cerca di lavoro e fortuna.
Buona passeggiata!
Testi e foto di Maria Ilaria Iuliano
2 Comments
Ferruccio
Luglio 19, 2019 @ 23:54
Scoperto x caso oppure no ..gioi rimane un ricordo indelebile x me..e quella persona conosciuta allora e che ancora oggi a distanza di 30 anni mi fa rivivere quei momenti la porterò sempre nel cuore
Ferruccio Di marco
Luglio 19, 2019 @ 21:37
Paese che mi ha regalato l emozione di trascorrere una parte delle mie vacanze con una persona speciale che ancora oggi a distanza di 30 anni e sempre lì nel mio cuore